Quando parliamo di sport pensiamo sempre a qualcosa di positivo, perchè fare sport fa bene al corpo, all’anima e alla testa. Tutto questo fino a quando non incontri degli allenatori che rovinano lo sport, che riversano sulla squadra le loro frustrazioni o le loro manie di grandezza.
Perché esistono gli allenatori che rovinano lo sport?
Mi ci sono voluti circa quattro mesi per scrivere questo post, perché quello che racconto è successo a fine dell’anno scorso, dovevo dimenticare la rabbia e l’amarezza ma non so se ci sono riuscita.
Mia figlia gioca, o meglio giocava, in una squadra di pallavolo. Sull’importanza dello sport sono state spese milioni di parole, ne abbiamo parlato anche noi con il nostro post Quale sport per i nostri figli?
Esistono tendenzialmente due tipi di società sportive: quelle agonistiche e quelle “amatoriali”, definirei queste ultime quelle che si prefiggono tra i loro obiettivi la vittoria che, però non deve andare a discapito di altri aspetti quali gli insegnamenti che uno sport di squadra può dare, come il sacrifico, l’impegno, lo spirito di squadra, la forza di volontà.
La società a cui era iscritta mia figlia era una squadra di pallavolo dell’oratorio, facente parte del CSI, il cui statuto descrive così la figura dell’allenatore:
Lo sport inteso dal CSI è un’attività sportiva promossa da allenatori, dirigenti consapevoli del proprio “mandato” educativo, infatti, aiuta i giovani ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della conoscenza di sé. La chiave di volta per l’allenatore è l’uso dell’ascolto attivo. Una modalità di interagire con l’atleta in termini di valorizzazione e promozione della persona.
Questa è solo una favola!!!
Nella realtà succedono cose molto diverse. L’allenatore di mia figlia è riuscito a rovinare una squadra che esisteva da sei anni: negli ultimi due, ovvero da quando c’è lui, nove ragazze hanno abbandonato, questo allenatore è riuscito a rovinare lo sport e quanto di bello è importante rappresentava per un’adolescente.
Nella squadra c’erano due alzatrici: mia figlia e la sua amica Chiara. Nella prima riunione di settembre davanti a ragazze e genitori l’allenatore ha dichiarato che per lui nella squadra c’era solo un’alzatrice: Chiara!
Tutto questo come se mia figlia non fosse presente in quel momento, come se lei non esistesse.
Ma mia figlia non ha mollato, ha continuato ad allenarsi e a dare il massimo, ha rinunciato a una settimana di ferie per essere presente dal primo giorno agli allenamenti, non ha perso un allenamento perché noi le abbiamo insegnato il significato del rispetto degli altri (compagni e allenatore). Tutto questo per dimostrargli che lei non era da meno, ma per l’allenatore lei non esisteva.
Lei viene allenata meno delle sue compagne, talvolta gli schemi le vengono spiegati giorni dopo e il paradosso è che l’allenatore non la fa giocare adducendo al fatto che lei non conosce gli schemi….
L’unica partita che ha giocato è stato perché l’altra ragazza era malata …la squadra ha vinto. In tutte le altre partite lei è rimasta in panchina per 28 set di fila, sempre in panchina.
Ha provato a chiedere spiegazioni ricevendo risposte assurde. Il paradosso è che Chiara, l’altra alzatrice, si lamentava perché giocava troppo, si sentiva il peso di questa responsabilità e chiedeva di fare più cambi con mia figlia, ma l’allenatore non ha cambiato metodo.
A un certo punto siamo intervenuti noi genitori prima scrivendo una lettera e poi con i genitori di Chiara abbiamo convocato il presidente dell’associazione. Mia figlia era diventata molto nervosa e dopo ogni partita passata in panchina si rifiutava di mangiare.
E’ molto facile ignorare una ragazzina di 13 anni, è un comportamento vergognoso per chiunque ancor più per un allenatore e soprattutto nell’ambito di una squadra di oratorio. Un adolescente ha bisogno di essere affiancato nella sua crescita, essere aiutato a credere in se stesso, Come riuscite a guardarvi allo specchio dopo che vi siete comportati in questo modo?
Questa è stata la mia domanda al termine di una riunione ricca di ipocrisie e falsità
L’unica risposta che ho ricevuto è stata da parte del dirigente che ha ribadito il suo totale appoggio all’allenatore.
Complimenti!!!
Mia figlia ha deciso di ritirarsi dalla squadra, hanno vinto loro.
Eccoli gli allenatori che rovinano lo sport. Complimenti a questa società sportiva dell’oratorio e a tutti i genitori che li appoggiano.
Da qualche parte ho letto questa frase che condivido appieno, ma questo è solo il mio pensiero.
Credo che le vittorie si debbano ottenere fuori campo, nella vita, uno sport di squadra dovrebbe insegnare proprio questo. Spegnere l’entusiasmo di un ragazzo è molto peggio che una partita persa.
Ma che tristezza…
Lo sport dovrebbe essere aggregazione e gioia, non quello che descrivi in questo post.
Un abbraccio alla tua ragazza e spero che trovi una squadra con un allenatore migliore!
Grazie,
purtroppo non vuole più giocare a pallavolo. Dopo tutto quel tempo lasciata in panchina non crede più nelle sue capacità. Devo dirti che lei era assolutamente in linea con le capacità delle sue compagne. Noi non la sforziamo, un’altra delusione farebbe davvero un grosso danno. E’ stato davvero uno schifo e dopo quattro mesi mi rendo conto che non mi è ancora passata